Frida Kahlo: un dolore folle ma consapevole
di Alessandro Meluzzi – psichiatra

di Alessandro Meluzzi – psichiatra
Frida Kahlo è a tutti gli effetti una popstar. Campeggia su magliette, borse e la sua immagine viene addirittura usata per i travestimenti di Halloween, di Carnevale o per le feste in maschera. La pittrice ha la stessa forza politica di Madonna nella musica o di Asia Argento nel cinema. Anche lei, la donna messicana più famosa di sempre, ha suscitato non poco scalpore per la sua vita privata: tradimenti, divorzio e bisessualità. Insomma, una donna libera che ispira milioni di menti nel mondo.
La psicologia di Frida Kahlo è abbastanza complessa, non solo perché è impossibile basarsi esclusivamente sui suoi quadri o sul suo diario per effettuare un’autopsia psicologica, ma anche perché le opinioni degli esperti sono spesso agli antipodi: c’è chi sostiene che la pittrice fosse resiliente, e quindi perfettamente sana di mente, e c’è chi avanza le ipotesi più assurde sulla sua sanità mentale, dal narcisismo patologico ad una personalità dipendente dal marito fino alla depressione cronica.
È indubbio che nella vita di Frida Kahlo il dolore abbia avuto molta parte. Ma la verità è che la pittrice non si è fatta travolgere. È stata in grado di osservare il dolore come fosse una frattura che si sarebbe comunque rimarginata. Almeno questo vale per l’inizio della sua triste storia.
Un’artista che ha subito 32 operazioni : la resilienza di un’artista fuori dagli schemi
Già alla nascita, nel 1907, si manifestano i sintomi della spina bifida. In seguito, all’età di 18 anni, nel 1925, la Kahlo rimane gravemente ferita per via di un incidente automobilistico: si trova su un bus che si scontra con un tram. La colonna vertebrale le si spezza in tre punti nella regione lombare, il collo del femore e le costole si frantumano, la gamba sinistra riporta undici fratture, il piede destro rimane slogato e schiacciato, la spalla sinistra resta lussata, l’osso pelvico rimane spezzato in tre punti e un corrimano dell’autobus le penetra in un fianco fuoriuscendo dalla vagina. La Kahlo subisce ben trentadue operazioni, costringendola per anni a letto. È in questo periodo che comincia a dipingere. Ritrae se stessa, perché il mondo esterno le è distante in quanto non può sperimentarlo. Inoltre, i genitori le regalano un letto a baldacchino con uno specchio sul soffitto per consentirle di specchiarsi. In questo frangente, invece di consentire al trauma di immobilizzarla psichicamente e emotivamente, la pittrice sfodera una capacità psicologica inaudita: la resilienza, appunto. I segni del trauma non la abbandonano e saranno determinanti in un secondo momento.
Durante la convalescenza, quindi, inizia la sua carriera da artista. Dipinge perché non può fare altro. E la pittura si rivela essere anche un mezzo di sussistenza per la famiglia. Ecco perché decide di sottoporre i suoi quadri a Diego Rivela, illustre pittore.
Il matrimonio con un traditore compulsivo: un altro incidente
Nel 1929 i due pittori si sposano, sebbene Frida sia consapevole che Diego sia un traditore compulsivo. È come se la pittrice si sottoponesse volontariamente ad una nuova sofferenza, perché forse ritiene che sia il dolore a nutrire il suo talento. Rivera non si smentisce e la tradisce ripetutamente. La Kahlo, invece di soccombere a questa prova, si ribella al maschilismo patriarcale e diventa adultera, intessendo relazioni anche di natura omosessuale. È la pittrice messicana stessa a definire il matrimonio con Rivera un secondo incidente dopo quello col bus. Nonostante gli alti e bassi di una relazione quasi normale, Frida rimane incinta ma a causa della sua inadeguatezza fisica abortisce. L’apice del dolore giunge quando il marito la tradisce con la sorella Cristina Kahlo. Questo episodio condurrà al divorzio nel 1939. Un anno dopo i due si risposeranno.
Il diario illustrato e la dipendenza dal dolore
È in questo momento della sua vita che Frida Kahlo comincia a scrivere il suo diario illustrato che la consacrerà per sempre a icona e vessillo di femminismo. Il diario, consapevolmente elaborato per un eventuale pubblicazione, diventa un nuovo metodo di pittura, più intima. Le pennellate sono, se possibile, ancora più accese e il simbolismo ancora più spinto. La scrittura è una nuova forma di resilienza per Frida Kahlo, che non si lascia abbattere dalla sofferenza. È come se la pittrice sentisse che il dolore le è connaturato, ma ne appare totalmente dipendente. Frida è una personalità forte, come si evince anche dai quadri, ma ha probabilmente una forma di dipendenza dal dolore, di cui non può fare a meno. Dipendenza che, secondo alcuni, emerge verso la fine della sua esistenza, quando assumerebbe parecchie droghe. Nella pittrice convivono due Frida: la prima è vestita all’europea e appare luminosa, ma il suo cuore gronda sangue; la seconda indossa abiti tradizionali messicani ma ha il cuore intatto. L’incidente l’ha immobilizzata a letto, rendendola forte nella solitudine: è sicura della propria immagine riflessa nello specchio appeso al tetto del letto al baldacchino. L’immagine pubblica è quasi forzata, cela agli altri il proprio dolore, ma è proprio la sua arte a svelarlo, rendendola espugnabile. È al limite del bipolarismo.