Paul Kostabi

L'artista si racconta

articolo paul kostabi

In questo numero presentiamo un artista newyorkese, musicista e produttore discografico. Artista che ha vissuto la New York ai tempi di Basquiat, Warhol e di tutta la vera pop art americana degli anni ‘80. Cappello in testa e chitarra con sé, non sarà per nulla difficile per voi riconoscerlo: Paul Kostabi. Lo abbiamo incontrato durante una sua coinvolgente performance in Italia, insieme ad un nostro collaboratore della parte d’arte contemporanea, Yuri Antonello. Lo vogliamo far conoscere attraverso le sue stesse parole con questa nostra intervista.

Sappiamo che vivi a New York, puoi dirci com’è cambiata NY artisticamente e musicalmente dagli anni ‘80 ad oggi?

Negli anni 80 New York era un centro per la creazione di arte, musica, danza, ecc. E oggi dopo oltre 30 anni rimane ancora un centro per la creatività nel senso di “illusione mondiale” (world illusion). Con Internet e la semplicità nel viaggiare non importa davvero dove si lavora, ma il timbro di New York è la parte migliore dell’illusione, intesa come arte in grado di accendere tanti stimoli creativi e regalare visioni alternative.

Quali sono i tuoi riferimenti artistici e le tue ispirazioni?

Mi ispiro ai quadri appesi nei musei, vedere gli studi di altre persone, ma colgo spunti anche camminando per la strada o quando resto bloccato nel traffico ascoltando la radio.  Mi piace l’arte astratta tanto quanto mi piace l’illustrazione generata al computer e la street art.

Qual è la tua tecnica pittorica e quali sono i materiali che preferisci utilizzare?

I materiali dettano. Un pastello o una bomboletta di smalto spray. Il risultato finale sarà simile ma diverso in base al materiale a portata di mano. In questi giorni mi piace la vernice spray, vernice acrilica e pennarelli ad olio in quell’ordine per l’effetto che creano. Ma i materiali dettano davvero, quindi qualunque cosa io abbia, la uso finché non diventa qualcos’altro.

Ad inizio degli anni 2000 sembra che tu non abbia più fatto mostre. Hai continuato a dipingere oppure ti sei preso una lunga pausa? E perché? 

Immagino di aver fatto una lunga pausa senza neanche accorgermene.

Anche tuo fratello, Mark, è un noto artista. Artisticamente vi siete confrontati? influenzati?

Sì, i nostri stili sono così estremamente differenti che quando collaboriamo è qualcosa di complementare del lavoro reciproco. Forse la somma delle due differenti metodologie che si uniscono diventa qualcosa di nuovo.

Dallo scorso anno abbiamo visto la tua importante presenza nel territorio italiano, cosa ti ha spinto a proporti in Italia?

Ho sempre amato l’Italia, ora ho fatto delle mostre con la galleria Casati e molte fiere d’arte nello scorso anno, il mio lavoro è stato accolto bene in Italia e sono molto felice di questo. Ho anche delle mostre in Germania, Francia, Spagna e Repubblica Ceca, “esserci” in Italia per me ha un senso ed è importante.

Come vedi l’attuale mercato dell’arte contemporanea?

Non sono sicuro, forse è come una qualsiasi azienda che abbia un flusso e reflusso prevedibili. Il mercato azionario è volatile come il mercato dell’arte e proprio come ogni anno un nuovo dispositivo digitale arriva sul mercato, così succede anche con l’arrivo di un nuovo artista e della sua arte.

Quali differenze trovi tra Europa ed America?

Le persone, la storia e l’architettura. L’America ha un senso di diritto perché pensa di aver inventato e controlla tutto. In Europa puoi camminare lungo una strada di 2000 anni fa  ancora in ottime condizioni, mentre in America cose come le infrastrutture hanno una durata di vita di 50 anni al massimo.

Puoi parlarci dei tuoi progetti per il futuro?

Continuo a fare un lavoro che porti gioia a me e allo spettatore.

Paul Kostabi, poche parole ma significative, perché esprimono la sua anima. Una personalità artistica presente in Europa e soprattutto in Italia: non sarà difficile ammirare le sue opere.

di Sara Longo 

 

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