Raffaello e il disegno più bello al mondo
Il desiderio di l'immortalità

di Architetto Manfrin Riccardo
Sono sempre stato lontano dalle interpretazioni che la storia e la critica, quella pop, ha dato alla figura di Raffaello, dolce, carino, gentile, ecc. insomma quasi si trattasse di un “nerd” rinascimentale, e non voglio neanche parlare di tutta la parte romanzata del rapporto amoroso con la Fornarina, quasi tutte invenzioni romantiche ottocentesche, di interpretazioni pittoriche le quali poi hanno fatto anche da base di film, ok ma questo è un altro discorso, quello che mi spinge da sempre ad appassionarmi ormai da decenni a questo personaggio e sicuramente il suo carattere, e la sua personalità, assolutamente sfuggevole e in molti casi indecifrabile, ma certamente geniale, e con una sprezzatura, sia pittorica che caratteriale che lo porta ad essere il vero Cortigiano. Quelle corti, Urbino, Perugia, Firenze e per finire Roma, dove il Sanzio è entrato sempre dalla porta principale, si è inserito, ha assorbito come una spugna dai maestri, e si è sempre ricavato un ruolo di importanza primaria.
Partiamo da una domanda, il rapporto con i grandi maestri antichi e contemporanei, Raffaello riesce a capire la grandezza dei “colleghi” e a dar loro merito? Assolutamente si, ma mentre lo sta facendo nello stesso momento infligge a tutti il suo stiletto appuntito nel fianco.
Urbino la capitale culturale del 400, Piero Della Francesca, i qui riferimenti sono molteplici, ma appena Giulio II gli commissiona la stanza della segnatura, Raffaello non ci pensa due volte, seppur con dolore come riporta il Vasari, a forse rintonacare, (teoria interessante di Federico Zeri), e dipingere sopra l’affresco di Piero, affresco commissionato da Nicolo V, che risiedeva proprio nella parete della futura Scuola di Atene (foto 2).
Perugia, città e nodo incredibile, una disputa cittadina tra due famiglie che diventa luogo di scontro tra potenze politiche, Baglioni, Lorenzo de Medici, Firenze e gli Oddi, Papa Innocenzo VIII, Roma, e alla fine del 400, Perugia diventa il rifugio di Alessandro VI Borgia, durante la discesa nella penisola di Carlo VIII, qui Perugino, (foto 3) del quale dopo il periodo di apprendistato, ancora da capire bene in che termini sia avvenuto, Raffaello mentre capisce l’innovazione pittorica, plastica e compositiva del maestro, va immediatamente a ricercare soggetti simili per dichiarare la sua superiorità, e con lo Sposalizio vi riesce assolutamente, l’opera (foto 4) del 1504, realizzata a 21 anni, basti vedere la capacità di mettere in prospettiva le modanature interne del tempio, è assolutamente geniale.
Firenze il centro del mondo, che culmina nel 1503, e si affievolisce nel 1508 quando il papa rivoluzionerà il mondo, qui Leonardo, certamente venerato e ammirato, quando il Sanzio arriva a Firenze, trova un Leonardo ancora in corner dopo l’insuccesso della decorazione del Salone dei 500 commissione del 1503 di Pier Soderini, Raffaello vi arriva, dopo la lettera del 1 ottobre 1504, lettera di raccomandazione per il Gonfaloniere, di Giovanna Fredia, arriva a Firenze e vi rimane fino al 1508, durante il suo periodo Fiorentino divenne il punto di riferimento delle più importanti famiglie della città, a alla struttura di Perugino, inserita in una visione spaziale di Piero della Francesca, modifica la tavolozza inspirandosi e cercando di superare Leonardo, opera a mio parere non riuscita, ma questo non è importante, è importante il pensare che un ragazzo di 23 anni, quando realizza la sublime Madonna del Cardellino (foto 5) degli Uffizi, spinga il confronto suo interno personale al massimo.
La Roma di Giulio II della Rovere, che attua un piano politico culturale in una scala talmente grande e incisiva in una maniera mai vista prima, artefice principe Bramante, urbinate come il Sanzio e di lui amico. Bramante appunto, qui il discorso e più sottile, e voglio ripartire dalla Scuola di Atene (foto 6), dove i riferimenti alle architetture bramantesche riguardanti il nuovo San Pietro sono palesi, assieme ad una sprezzatura pittorica, come nella riproduzione dei pilastri che sorreggono la Cupola, della quale non ne seguono l’andamento (Manfredo Tafuri), Raffaello si autoritrae assieme all’amico Sodoma, e si mette dalla parte degli uomini di lettere e non degli artisti o degli uomini del fare, quindi lui si eleva a uomo di pensiero più elevato, questo sfocia dopo 11 aprile 1514 quando dopo la morte di Bramante diventa sovrintendente della Basilica Vaticana, Raffaello fa subito progetti che andranno a cambiare l’idea del suo predecessore.
Questo diventa il trampolino per un’altra questione, tra il 1514, 1515 forse Raffaello capisce che la strada che sta percorrendo non gli permetterà di diventare il numero uno indiscusso e riconosciuto da tutti, chi gli crea questo pensiero fino a portarlo negli ultimi 5 anni di vita ad abbandonare, o a mettere in secondo piano la pittura?
Molte sono le commissioni rifiutate, a continuare le Stanze e la Loggia sarà maggiormente la sua bottega, il Sanzio incomincia una fase dedicata all’Architettura, ruolo da Architetto assolutamente riscoperto dopo la grande mostra “Raffaello Architetto” del 1984, molteplici sono i progetti Fiorentini e Romani, e parallelamente si concentra nello studio dell’antico, che sfocia con l’incarico di papa Leone X Medici con la nomina di Custodia e Registrazione dei Marmi Antichi, lavoro di ricerca che lo porterà ad inserire una nuova iconografia in molti progetti, dove le Logge saranno l’esempio principe.
Il comportamento durante la commissione del 1516 a opera di Giuliano de Medici, futuro Clemente VII, è incredibile, gara tra Raffaello e Sebastiano del Piombo e non solo, il quale alle sue spalle a tirare i fili aveva Michelangelo in persona, il quale dava all’amico veneziano oltre che suoi personali disegni, come quello di Lazzaro del British (foto 9), anche le strategie sulle tempistiche. Il futuro papa da a Raffaello il tema della Trasfigurazione (foto 7), a al Piombo la resurrezione di Lazzaro (foto 8). Certamente al Sanzio non andava assolutamente la gara ma si sarebbe aspettato una commissione diretta, lavora molto politicamente per far interrompere la competizione, e cerca di rallentare il lavoro, talmente lo rallenta che il 6 aprile 1520 muore, il 12 aprile Sebastiano espone la sua opera, ma ormai la competizione è inesistente, quindi anche il pagamento era da rivedere, ma comunque sempre grazie a Michelangelo prende 800 Ducati al posto dei 1000 previsti, e l’opera parte per la Francia.
Penso che il Sanzio dal 1509, in cuor suo si era già dato per vinto nei confronti di Michelangelo, l’uomo e l’artista del fare per eccellenza, non cercherà mai lo scontro, ma cercherà di predominare attraverso posizioni e incarichi di rilievo, capisce che dove insiste il Buonarroti la strada è in salita in qualsiasi campo, sia essa un concorso di Architettura come quello indetto da Papa Leone X nel novembre del 1515 per la realizzazione della facciata di San Lorenzo a Firenze, incarico poi affidato nel 1518 a Michelangelo, sia un concorso dove quest’ultimo lavora nelle retrovie, la realtà e che certamente nei contemporanei Raffaello è un artista meraviglioso, ma la grandezza assoluta sarà riconosciuta al Buonarroti.
Raffaello da vero “Cortigiano”, capolavoro letterale dell’amico Baldassare Castiglione, (foto 10) riconosce la supremazia del Buonarroti, e a mio parere lo omaggia ritraendolo nell’affresco della Scuola di Atene, o Filosofia, ritratto e inserimento postumo alla realizzazione del Cartone dell’Ambrosiana (foto 11). Cartone da poco restaurato, dopo un lavoro di 4 anni, la quale realizzazione non è ancora chiara, e che riappare per la prima volta 100 anni dopo nel 1610 grazie al Cardinal Federico Borromeo. Serviva al Papa per capire le qualità dell’artista? Poco plausibile, ma se cosi fosse, allora l’allestimento attuale non è corretto. Serviva come esempio per la bottega? Ma è la Disputa il primo affresco, e perché non ci sono altri cartoni. Quello appoggiato nel blocco di marmo nelle vesti di Eraclito e Michelangelo? Io dico di si, e penso che chi vuole sminuirlo a figura di Pensatore, siano persone che non vogliono il Buonarroti tra le scatole, ma questo non è importante, quello che conta e che questa è un’opera autografa totalmente di Raffaello Sanzio da Urbino, opera di una bellezza sconvolgente, e il Sanzio forse senza volerlo già nel 1508 aveva raggiunto l’immortalità.
Se la Gioconda di Leonardo è il quadro più famoso al mondo, se il David di Michelangelo è la scultura più bella e rivoluzionaria del mondo, tanto per la prima volta a superare gli antichi; il cartone dell’Ambrosiana, con i suoi 210 fogli, e di dimensioni 8.04 metri, per 2.85 metri, è certamente il Disegno più bello mai realizzato da mente e ingegno umano.